Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare

15 marzo - Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare

Seguire i modelli che sempre di più si affacciano all’ideale di bellezza, senza capire fino in fondo che quel corpo pelle e ossa altro non è che il proprio disfacimento sia fisico che mentale.
Una giornata quella di oggi che in Italia vuole sensibilizzare su argomenti che riguardano l’alimentazione, come l’anoressia e la bulimia, vere e proprie patologie che secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi e del Comportamento Alimentare (SISDCA) colpisce ogni anno 8.500 persone.

I dati

Secondo le stime infatti, otto/nove donne su 100 mila si ammalano di anoressia e 12 di bulimia. Una tendenza che sta sempre più interessando anche il genere maschile, dove i nuovi casi di anoressia sono 1,4 ogni 100 mila persone.

Ma in Italia – va detto – attualmente sono più di tre milioni i casi accertati.

Si tratta di numeri davvero preoccupanti, che fanno dell’anoressia la terza più comune “malattia cronica”, soprattutto fra i giovani.

comportamento alimentare

Studi e statistiche

Uno studio pubblicato su The Lancet, che revisiona la letteratura medica pubblicata nei vari paesi negli ultimi anni sul tema, indica percentuali medie di prevalenza dello 0,7 per cento nelle ragazze adolescenti per l’anoressia e l’1-2 per cento per la bulimia tra donne di 16-35 anni di età.

In America questo fenomeno costituisce la prima causa di morte per malattia mentale, ma tuttavia, se la diagnosi viene fatta precocemente, con un trattamento intensivo e completo sotto il profilo sia medico che psichiatrico, queste patologie hanno buone probabilità di venire superate.

Si parla infatti del recupero, per gli anoressici, del 15% del proprio peso con una regolarizzazione – per le donne – del ciclo mestruale, interrotto durante la malattia. Molto lungo, secondo i medici, il tempo di recupero, che può andare dai 57 agli 80 mesi.


Diverso discorso invece per la bulimia nervosa, che può contare una percentuale di recupero del 50/70% dei casi trattati tempestivamente.

Entrambe le patologie – ma soprattutto l’anoressia – oltre che gli Stati Uniti dove si registra il più alto tasso di casi, sta prendendo sempre più piede anche nei paesi d’Oriente, dove le percentuali di casi stanno aumentando in maniera esponenziale.

Ma cosa fare se si ha un figlio anoressico o bulimico?

E’ necessario intervenire con tempestività, soprattutto quando si inizia a notare un considerevole calo di peso. Chi ne soffre tende a negare ogni forma di evidenza, chiudendosi all’interno di un vortice che inconsciamente lo porterà sempre più nel fondo di un abisso. Ecco perché i familiari devono intervenire, se necessario anche con la forza, per evitare che lo specchio rifletta sempre di più una visione distorta dalla realtà.